Zoff, Gentile, Cabrini, Collovati, Bergomi, Scirea, Conti, Tardelli. Rossi, Oriali, Graziani. Quando nomino la parola formazione, la prima cosa che ricordo sempre è la formazione dell’Italia che 33 anni fa a Madrid in Spagna vinse il campionato del mondo di calcio (chissà perchè questa e non quella di Berlino 2006). Ne scrivo perchè voglio riflettere sulla formazione aziendale, grazie allo spunto datomi questa settimana un collega appena assunto in azienda in auto di ritorno dalla fiera Bau di Monaco.
La formazione come studio, apprendimento, rielaborazione di nozioni tecniche, informazioni, esperienze, comportamenti e suggerimenti per svolgere in modo adeguato il ruolo assegnato in azienda.
La prima grande divisione da fare riguarda:
– La formazione iniziale che è il processo spesso molto concentrato a cui partecipano i neo-assunti per imparare quanto prima le fondamenta del nuovo mestiere. Più o meno strutturata (dipende spesso dalle dimensioni aziendali) è imposta dalla legge ma viene sovente relegata ad attività proforma e ne viene sottostimato il valore.
– La formazione continua (ancora meno considerata) è il processo di arricchimento informativo al quale le persone già assunte dovrebbero partecipare con continuità. L’errore più comune per molti è quello di aspettare o pretendere che venga fatta esclusivamente dall’azienda per cui si lavora, sottostimando invece che il processo più proficuo di arrichimento è quello messo in campo dai singoli (incontri con clienti e fornitori, internet, dialogo con colleghi ed agenti, etc.) che se condiviso con i colleghi potrebbe avere anche un effetto moltiplicatore.
Una seconda categorizzazione interessante, passando alla sfera marketing e vendite, può essere poi:
1) Formazione tecnica sul prodotto o servizio oggetto della nostra attività. Ho affermato spesso e non finirò oggi di ribadire che senza conoscere il nocciolo di ciò che fa l’azienda per cui si lavora non si potrà mai fare bene il proprio lavoro (a tutti i livelli).
2) Formazione ed informazione sui clienti, sul canale di vendita e sui competitor. Tre elementi fondamentali i cui dati costituiscono il “sapere” commerciale aziendale, strano come spesso questi elementi non siano stati strutturati, ma bensi risiedano destrutturati solamente nelle teste dei “commerciali storici” o dell’imprenditore.
3) Formazione sull’approcio di vendita. Un elemento che di rado viene trasmesso nelle piccole aziende, mentre diventa un format da imparare ed applicare a memoria nei grandi gruppi (pensiamo a wurth, tecnocasa, mediolanum, etc.).
4) Formazione esperienziale. Anche questa non di rado sottovalutata riguarda il processo di apprendimento che si ottiene affiancando qualcuno che fa il nostro stesso mestiere (magari anche con i nostri stessi clienti). I risultati sono spesso sorprendenti.
5) Formazione per fare formazione. Trasmettere i valori aggiunti e i plus che la nostra azienda fa può generare un volano inaspettato a patto di essere in grado di creare dei momenti in cui farlo ed assicurarsi di avere un “pubblico” a cui rivolgersi.
Oggi si trova tutto su internet, ma la sfumatura, l’emozione, l’elemento che fa muovere la passione e l’interesse del nostro interlocutore non sbocciano davanti ad un video, serve una persona che sia in grado di farlo.
La formazione intesa nella duplice veste di apprendimento e trasferimento è sicuramente l’elemento che può fare la differenza (in tutti i settori ed a tutti i livelli).
Dimenticavo: Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Materazzi, Grosso, Gattuso, Pirlo, Camoranesi, Perrotta, Totti, Toni (ndr Campioni del Mondo – Berlino, 2006 Germania. grazie google…)
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La … Formazione
- 23 Gennaio 2015
- Alessandro Fabris
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