Questa settimana propongo un tema forse scontato, ma un tema che si presenta sempre più frequentemente all’interno delle organizzazioni: il cambiamento.
Siamo stanchi di sentire che il mondo è cambiato, che cambia molto più velocemente di una volta, che dobbiamo abituarci, che i risultati si ottengono con la capacità di seguire le evoluzioni dei mercati e dei clienti… ma:
1. Le nostre organizzazioni sono spesso le organizzazioni disegnate sulle esigenze che esistevano 20 anni e più fa
2. Noi stessi quando cambiamo qualcosa che ci tocca da vicino e faccio un esempio volutamente stupido, il nuovo telefonino o la nuova versione di word, per un breve (non sempre) periodo iniziale siamo pronti a criticare in modo forte il nuovo e se potessimo torneremo subito al vecchio.
I cambiamenti anche aziendali si possono riassumere in due grandi famiglie:
A) Cambiamento personale che è voluto da noi stessi (pensiamo ad esempio ad un cambio di lavoro) per il quale siamo fortemente responsabili, lo desideriamo, inseguiamo ed otteniamo, con energia che si sprigiona e si realizza quando avviene.
B) Un cambiamento indotto da altri, e che riguarda la collocazione in azienda o la struttura che ci sta attorno o entrambi. Questo è più difficile perché ci costringe a lavorare in modo diverso e se fosse stato per noi le cose sarebbero rimaste com’erano.
Il cambiamento indotto non è semplice perché è una forzatura del nostro essere che ci viene imposta, ma riserva dei risvolti che non possono essere che positivi:
1) Se si decide un cambiamento è perché ci sono delle evidenze che probabilmente hanno indotto tutto questo, dei fatti che per noi non erano svelati, ma che capiti possono solo indurci a pensare che è meglio così perché probabilmente in assenza di queste azioni il nostro futuro non sarebbe stato roseo.
2) Per natura gli uomini non sono masochisti e quindi ogni cambiamento può portare ad una situazione migliore, non conosciamo in anticipo quello che ci aspetta e quindi solo cogliendo con entusiasmo la nuova sfida possiamo costruire un futuro per noi migliore.
3) Cambiare è sinonimo di coraggio, di sfida, di volontà di andare incontro al futuro, la posizione passiva è molto pericolosa. Le organizzazioni che cambiano sono vive e positive ed hanno bisogno di risorse in linea con questa visione.
La bontà poi dei cambiamenti indotti è che se non sono accettati hanno sempre una via d’uscita che è quella di un cambiamento personale, che però sconsiglio sarebbe come perdere una grande occasione di costruire qualcosa di diverso e migliore.