L’attesa

Questa settimana parlerò dell’attesa. Lo stimolo, che non nego è puramente personale, sul quale  ritornerò nei prossimi post. Mai però come negli ultimi giorni mi trovo a vario titolo coinvolto in situazioni in cui non per mia scelta o volontà ma sono costretto ad attendere…
Un evento, una reazione, una presa di posizione che poi genereranno altre attività, che però oggi non posso eseguire, iniziare, perchè devo aspettare.
L’attesa nel contesto sociale del tutto e subito spesso è un compagno di viaggio non sempre confortevole, ma come i duellanti di scherma si studiano prima di effettuare l’affondo magari attendendo prima la mossa dell’avversario, l’attesa può essere un alleato veramente importante.
L’attesa può essere:
a) subita, quando non sono io a decidere, ma sono costretto a temporeggiare per cause non dipendendenti da mie scelte.
b) generata, quando decido io di non agire ed aspettare
c)  subita e generata quando si generano situazioni di stallo per cui comunque l’agire delle parti non porta a variazioni significative, quali sconfitte o vittorie.
La discriminante nell’utilizzare questo momento apparentemente passivo in modo utile e proficuo non è però nella genesi della stessa, ma nel come decido di viverla.
a) In caso di attesa subita dovrò comunque cercare di sfruttarla al meglio, cercando di agire, operare, migliorare in tutte le azioni accessorie che non sono “bloccate” dall’attesa, per preparare il campo sgomberò così quando, succederà ciò che attendevo potrò concentrare tutte le mie energie e le mie forze sulle azioni che prima non avrei potuto eseguire.
Un esempio aziendale è quello dell’attesa nella sala d’aspetto del mio potenziale cliente più importante, con il mio ipad posso decidere di giocare a Candy Crash o verificare di aver caricato tutti i video e le presentazioni che mi serviranno dopo qualche minuto.
b) In caso di attesa generata, decido deliberatamente di aspettare ad agire per vari motivi, l’importante è che la decisione di non fare sia frutto di una scelta e mai di una non scelta. Se scelgo di non agire e di aspettare è perchè:
1) per agire ho bisogno di ulteriori elementi che solo ulteriori analisi ed approfondimenti possono portarmi e quindi devo agire per raccogliergli. (Un esempio tipico prima di fare un’offerta voglio capire bene a che sconto acquista dal mio concorrente il mio potenziale cliente).
2) preferisco non agire e far agire il mio avversario (Esempio tipico, il cliente che mi chiede la quotazione ed io invece di dargli il prezzo gli rispondo chiedendogli a che prezzo sarebbe disposto ad acquistare da me)
3) so benissimo che devo agire per primo e non ho nessuna intenzione di far agire il mio interlocutore, ma voglio prendere tempo perchè dalla leva sulla quale agirò dipenderà il mio successo (Nella vendita è quando aspetto per cogliere l’esigenza più importante per il cliente e su quella fare forza).
 c) in caso di stallo la soluzione migliore è quella di sparigliare le carte e rifare il mazzo (nella trattativa di vendita può risultare molto utile cambiare gli interlocutori o i venditori).
Aspettare contribuisce a creare aspettative, ad accrescere il valore di ciò a cui si mira…un’attesa comunque vissuta con consapevolezza non sarà mai vana…

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