Questa sera ero a casa ed osservavo mio figlio di 10 mesi arrampicarsi su una sedia e spingendola tentare di fare il “primo passo”, un obiettivo, una meta, un bivio importante che cambierà la sua vita, amplierà i suoi orizzonti, la sua indipendenza e sarà il mezzo principale per le sue nuove conquiste. Quante volte nella nostra sfera personale o professionale ci siamo trovati in procinto di fare il primo passo?
Se si pensa alla sfera affettiva, è semplice: il primo messaggio, la prima richiesta di appuntamento, il primo approccio; ma anche il mondo professionale non manca di episodi concreti:
– Il primo colloquio di lavoro con l’azienda per si lavorerà in seguito
– Il primo appuntamento con il possibile cliente “dei sogni”
– Il primo incontro con la potenziale miglior agenzia di vendita
– Il lancio di un nuovo prodotto
Le esperienze lavorative interessanti e motivanti ci pongono tutti i giorni di fronte a situazioni dove si deve fare il fatidico “primo passo”.
I rischi del primo passo sono che sia:
– Troppo corto o timido (Non si avanza) ad esempio una richiesta di appuntamento troppo generica che non desta l’interesse dell’interlocutore che la rifiuta.
– Incerto (Si inciampa) ad esempio un lancio di un nuovo prodotto non testato o incompleto che al primo utilizzo dei clienti evidenzia tutti i suoi limiti.
– Troppo veloce (Si sbaglia direzione) ad esempio quando in una trattativa con un nuovo cliente per troppa fretta si arriva subito alla quotazione finale, senza rispondere in modo completo alle obbiezioni del cliente ed evidenziando troppo superficialmente i pregi del prodotto presentato.
– Troppo lento (Si perde il treno) ad esempio quando si creano delle finestre di opportunità con i clienti dei nostri competitor che per eccessiva lentezza non si riesce a cogliere.
– Non coordinato (Si perde credibilità) ad esempio non si coordinano tutte le risorse che interagiscono in una relazione con un potenziale agente, cliente scoraggiando l’interessato.
Il primo passo dev’essere deciso, in tempo e consapevole.
Deciso, perché se si agisce bisogna comunque avanzare e se si dovesse compiere il passo sbagliato, si potrebbe sempre utilizzare lo stesso metodo per tornare indietro ed imparare dagli errori.
In tempo, perché anche avendo le migliori idee di questo mondo, spesso non si è padroni del tempo ed è quindi meglio un passo non perfetto nel tempo giusto, che un passo perfetto nel momento sbagliato.
Consapevole, perché se è vero che il primo passo determina molto del successo, non si può agire “a caso”, si devono sempre valutare bene le cause e gli effetti che ne potrebbero derivare.
Il rischio, come per mio figlio è sempre quello di cadere, ma la prontezza di rialzarsi e di tentare un nuovo passo deve sempre accompagnarci!