Questa settimana scrivo un po’ in ritardo e da un posto decisamente “insolito”per i miei post. Sono infatti in vacanza con la famiglia in Val d’Orcia e quello che vedete in foto é il panorama che posso godere dal patio fuori casa.
Girando per la toscana ed i suoi borghi “nascosti”, non posso che pensare all’unicitá dell’Italia, dei suoi paesaggi, del suo cibo, del suo vino, della sua “aria”… Italia amata dagli stranieri forse piú che da noi stessi… solo nel calcio quest’Estate sono passate di mano a proprietá cinesi le piú importanti squadre di calcio della nostra maggior cittá industriale.
Abbiamo girato molti posti e purtroppo constatata la stanchezza di tanti gestori di locali che malgrado la facilitá attrattiva dettata dai luoghi fantastici in cui si trovano ad operare, non corrispondono un servizio all’altezza del contesto. Perché ? Forse il motivo é lo stesso per cui Berlusconi ha venduto il Milan… stanchezza… mancanza di una visione sul futuro.
La stessa propensione che troviamo anche nelle nostre aziende, fondate e create dal nulla da imprenditori illuminati oggi peró in difficoltá in un mercato “globale”, dove non é piú sufficiente la sola energia del “paron”ma che necessitano di risorse, finanziarie e globali.
Giravo un piccolo borgo del 1500 di oggi 300 abitanti (fino a qualche anno fa erano 2.000) e vedendo gli innumerevoli cartelli sulla porta “VENDESI”, pensavo alle potenzialitá di un luogo a mezzora da Montalcino e 15 minuti da Pienza, un luogo conciliante con la pace e la serenitá, un luogo dove la creativitá potrebbe veramente fare qualcosa di straordinario. Ma cosa serve?
Idee, investimenti, attrattivitá globale… ma soprattutto serve che queste come tante altre opportunitá (sia legate a luoghi dello stare che del saper fare) possano avere una vetrina internazionale. Qui nasce la grande sfida non dell’Italia ma di noi italiani, perché se é vero che il patrimonio che abbiamo é enorme e per essere sfruttato appieno necessita di una visione “globale” é altrettanto vero che come depositari del patrimonio fisico e soprattutto cognitivo di questo territorio unico dobbiamo superare queste “stanchezze” (spesso figlie anche di un sistema bizantino che premia i parassiti e punisce gli audaci).
La grande sfida sará quella di non svendere il nostro patrimonio e le nostre tipicitá, per aprirci con intelligenza alle opportunitá che il mondo potrá offrirci, da veri protagonisti, continuando ad arricchire il nostro patrimonio “culturale” senza avere la presunzione di fare tutto da soli.
La fortuna poi di poter avere a tre ore di auto un luogo come quello da cui vi scrivo, secondo me fa tutto il resto!!!