L’oro che luccica

Lo spunto di questa settimana arriva dalle Olimpiadi che si stanno svolgendo in Brasile a Rio de Janeiro. La rassegna olimpica che ogni 4 anni ci coinvolge tutti a tifare per i nostri atleti, ci racconta mille storie, di sogni, di speranze di successi e di grandi delusioni. Il mio pensiero questa settimana é proprio per gli atleti che hanno visto in questi giorni consumare una sconfitta, per chi partendo con grandi speranze per una ragione chi per un’altra non ricorderá Rio come la consacrazione di una vita di sacrifici e sforzi. Pensiamo Tamberi che con i favori del pronostico nel salto in alto, causa un infortunio poche settimane prima dei giochi deve assistere da spettatore alla medaglia d’oro del canadese con un abbordabilissimo 2.38, a Nibali che vede sfumare il suo sogno per una caduta rovinosa nel finale, a Vanessa Ferrari che per un finale incerto nell’ultima diagonale perde il bronzo alla sua ultima olimpiade, al settebello azzurro che complice un catastrofico 6-0 iniziale vede spegnersi proprio in finale il sogno dell’oro olimpico, sono solo alcuni a noi molto “vicini”, ma ve ne sarebbero davvero tantissimi altri.  Eppure tutti questi atleti si erano allenati duramente, per mesi ed anni per questo momento ed hanno fallitto.  Per i piú giovani la speranza é quella di riprovarci fra 4 anni a Tokio, ma per altri é finita,  il bello dello sport, che per attimi, centesimi, piccoli movimenti errati o corretti incorona un posto nell’olimpo o decreta l’oblio sportivo.

Le storie di successi od insuccessi aziendali sono legate da logiche simili:
– allenamento e dedizione
– applicazione precisa e continua
– miglioramenti e correzioni continue
ma non vivono della favola dell’outsider che diventa il numero uno (a meno dei giochi d’azzardo o delle lotterie che pero’ possono solo contare sulla benevolenza della dea bendata) e sono meno legate alla singola manifestazione come celebrazione di successo, vivono piú nella continuitá che nell’estemporaneitá che caratterizza gli eventi sportivi.
Le aziende peró possono essere paragonate alle nazioni. 
Cosí come in azienda la bravura é quella di sedimentare pratiche e logiche di successo anche nello sport l’eccellenze di alcuni movimenti possono diventare scuola per i giovani perché se ad esempio la nostra nazionale di pallavolo per la sesta olimpiade di fila arriva fra le prime 4 significa che aldilá degli allora Bernardi e Cantagalli ed oggi Zaytsev e Giannelli c’é un movimento che fa scuola e sa dare continuitá a questa eccellenza.
Il pensiero finale lo riprendo da un articolo letto sul corriere dove l’allenatore che cura la parte “meccanica ” della bracciata della medaglia d’oro dei 1500 sl Greg Paltrinieri racconta come la nuotata del nostro atleta, possa definirsi atipica e stilisticamente “non perfetta”. Peró grazie a questa imperfezione il nostro nuotatore riesce a “planare”e galleggiare meglio degli altri, la bravura, continua parlando dell’atleta é stata quella di allenare questa imperfezione riuscendo solo nell’ultimo anno a guadagnare 2 cm a bracciata (molti secondi in una gara da 1.500 metri). La capacitá di individuare il talento dove altri avrebbero sottolineato un difetto! Poi allenamento, tanta applicazione, dedizione ed un’esecuzione perfetta in vasca. 
Nei prossimi giorni ci risiederemo nelle nostre scrivanie, pronti a gareggiare per le nostre aziende nel mercato sempre piú globale e sempre piú competitivo, questi giochi ci insegnano che la nostra “piccola” Italia puó competere con tutti, il talento (know-how delle aziende) c’é ma va allenato, anche per noi tanto duro allenamento (lavoro) un’esecuzione perfetta (i processi) e l’energia giusta (entusiasmo). Se poi si cade (errore) puó succedere … é successo anche ad Elia Viviani che da buon veneto si é rialzato ed é tornato comunque a casa con la medaglia d’oro al collo.  Fortuna? Forse no.

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