Questa settimana la mia “musa” é stata la lettura un libro, che devo essere sincero ho iniziato piú per obbligo che per interesse, ma come spesso accade quando le aspettative sono basse le sorprese sono sempre alla porta…
Eccomi quindi a condividere alcune riflessioni interessanti del libro “Happy at Work”di Pedro Simko, brillante consulente svizzero che ha collaborato con le piú importanti multinazionali in europa e negli Stati Uniti.
Il libro diviso in capitoli molto brevi (al massimo di 2-3 pagine) oltre a contenere molti spunti pratici utili e facilmente applicabili mi ha particolarmente colpito nella spiegazione della genesi di molte difficoltá che nascono nell’ambiente lavorativo.
La tesi dell’autore, che condivido in pieno é che sia il continuo conflitto che ogni individuo ospita fra il suo “Io-sociale”ed il suo “Io-privato” a generare insoddisfazioni, incomprensioni e spesso infelicitá.
L’ “io-sociale” é l’io che si mette in relazione con gli altri (soprattutto negli incontri con persone che si conoscono parzialmente), per farsi apprezzare e trovare approvazione e consenso.
Funziona da “io-protettivo” dell’ “io-privato” perché nasconde quelle che possono essere le nostre aspirazioni, le nostre debolezze, le nostre insicurezze
L'”io-privato” é invece chi si é realmente, si mette in gioco solo in determinate situazioni e solitamente solo con le persone con le quali si ha una relazione profonda. Nelle relazioni, nelle decisioni si deve sempre mediare fra questi 2 differenti modi di essere e di fare che dovrebbero trovare sintesi nel benessere e nella soddisfazione di dell'”io-privato”, ma spesso le situazioni ed i condizionamenti mandano questa relazione in tilt, causando comportamenti strani e poco coerenti che in alcuni casi risultano molto difficili da gestire.
Sinceramente non avevo mai trovato esposto in modo cosí chiaro e preciso la spiegazione delle difficoltá che si incontrano nelle relazioni con clienti, colleghi, fornitori, capi e sottoposti, dove per eccesso di ricerca di approvazione snaturiamo il nostro io ed andiamo in cortocircuito.
Pedro suggerisce di non aver paura a lasciar spazio al nostro “io-privato” per facilitare le relazioni e trovare maggiore soddisfazione personale. In modo ancor piú semplice ci spiega che la relazione fra 2 individui é sempre una relazioni fra 4 personalitá (due differenti “io”per ognuno) con le relative complicanze. Le riflessioni che mi permetto di aggiungere sono molto semplici:
1) Pur ammettendo l’esistenza di due “io” non si puó arrivare ad avere una doppia personalitá, perché creerebbe grossi problemi e sarebbe umanamente impossibile da gestire, la patologia dello sdoppiamento di personalitá é il caso estremo.
2) La mediazione dei comportamenti da parte dell’ “io-sociale” é necessaria, soprattutto in contesti socio-culturali dove potrebbero mancare le chiavi di comprensione di affermazioni e comportamenti magari poco usuali. (pensiamo a persone che non ci conoscono per nulla o a culture e nazioni differenti).
3) Il fine ultimo delle 2-personalitá deve coincidere e dev’essere sempre chiaro, anche se mediato o interpretato.
L’io privato fissa gli obiettivi ed i limiti invalicabili, entro i quali lasciar spazio all’ “io-sociale” che decide i modi ed i tempi dell’esecuzione.
Tanto migliore sará la sintesi fra i due, tanto maggiore sará la nostra felicitá.