Il Laureato

La notizia di oggi è che l’Italia ha troppi pochi laureati e questa è una delle cause dello sviluppo economico definito “fiacco” degli ultimi 15 anni.
Chi lo dice? 
Lo afferma l’OCSE, che devo ammettere solo oggi grazie a Google ho scoperto essere l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, costituita da 35 paesi, indicati come a PIL alto dalla Banca Mondiale (ad eccezione di Messico e Turchia considerati a reddito medio-alto). L’OCSE nasce 30 settembre 1961, sostituendo l’OECE, creata nel 1948 per amministrare il cosiddetto “Piano Marshall” per la ricostruzione postbellica dell’economia europea. 
Solamente un 20% della popolazione italiana dai 24 ai 35 anni risulta laureata è questo dato è di 10 punti percentuali inferiore rispetto alla media OCSE. Il dato è estremamente rilevante se si pensa che dovremo aumentare del 50% il numero di laureati per arrivare alla media.
Non voglio però qui commentare la notizia, che non ritengo così strettamente correlata allo sviluppo economico del nostro paese, ma vorrei fare una breve riflessione, su quelli che sono i valori principali che ho acquisito durante gli studi universitari, utili nel mondo del lavoro:
– Metodo
Il metodo logico, di ricognizione del problema, ricerca delle cause ed elaborazione delle azioni necessarie alla risoluzione è una delle cose più preziose acquisite.
– La costanza per raggiungere l’obiettivo
5 anni di corso, 28 esami, con blocchi ed esami propedeutici, mettono a dura prova la forza di volontà, senza sottovalutare l’aggravante che alcune materie erano tutt’altro che semplici e piacevoli.
– La gestione degli insuccessi
Per chi non sia dotato di straordinarie doti intellettive, la bocciatura all’esame ed il conseguente iniziare tutto nuovamente era un evento da mettere in preventivo e da affrontare senza traumi, ma incamerando nuove energie per superare l’ostacolo.

Uno dei docenti più capaci del mio corso di laurea amava sempre affermare durante le sue lezioni:
“Un ingegnere non deve e non può sapere tutto, ma un bravo ingegnere sa dove poter cercare una risposta a tutto”.
Negli anni ho imparato che non serve essere laureati, ingegneri, dottori per fare il mio lavoro, ma serve invece un metodo, mentre invece è assolutamente necessario conoscere bene la scienza se si vuole fare il medico, piuttosto che il chimico o il biologo.
Ritengo invece che la curiosità, la flessibilità, la voglia di apprendere e l’energia siano gli elementi alla base del successo professionale in ogni campo, per il quale un percorso universitario può aiutare ma senza diventarne la condizione indispensabile (a meno che non si rientri nei casi citati prima).

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