La sconfitta

Questo pomeriggio ho ricevuto una laconica comunicazione via posta elettronica, dove un potenziale cliente ci comunicava che purtroppo il nostro prodotto non era stato scelto per un progetto importante come come vincitore.
Sicuramente per chi legge e fa il mio mestiere questo capita, ma per quanto possa essere una cosa normale, l’amarezza si appropria del nostro corpo e del nostro cervello e il senso di frustrazione e’ enorme. Primeggiare piace a tutti e quando si compete con i propri concorrenti gomito a gomito fino all’ultimo, il gusto della vittoria o della sconfitta acuiscono il loro sapore dolce od amaro che sia.
Anche se non e’ facile bisognerebbe sempre riuscire a liberarsi quanto prima dello scoramento iniziale magari concentrandosi su qualcosa d’altro, ma anche oggi dopo qualche minuto di fugace libertà, la testa tornava lì.
Quindi bisogna, come si dice sportivamente “metabolizzare” la sconfitta… ed eccomi a scrivere questo post per raccontarvi cosa ho fatto oggi:
1) Da dove e’ venuta questa sconfitta?
Ho ripercorso le fasi del processo di selezione, ricordando come le possibilità iniziali di successo che ci eravamo dati, fossero risibili per una serie di fattori oggettivi sui quali fattore determinante era il prezzo (con un interlocutore molto concentrato su sconti e quotazioni e poco su altri fattori). Le possibilità erano però cresciute, perche’ pur molto lontani economicamente la nostra offerta era stata giudicata interessante ed inserita nel numero ristretto di fornitori che avevano avuto accesso alla seconda fase. Qui purtroppo le nostre aspettative erano salite (anche troppo). La fase finale era andata molto bene e vi erano stati alcuni riscontri oggettivi per i quali le speranze erano “salite” ulteriormente. Conclusione troppe aspettative.
2) Sono stati commessi errori “decisivi”?
Ho analizzato potenziali errori durante le fasi ed ho riconosciuto forse due o tre aspetti che avrebbero potuto essere svolti in modo migliore, anche se difficilmente avrebbero cambiato la sostanza della decisione. Esecuzione migliorabile ma non da pregiudicare la vittoria
3) Ci sono possibilita’ di rientrare in gioco, anche parzialmente?
Abbiamo attivato una serie di attività collaterali per capire se l’insuccesso è definitivo o ci possono essere delle back-door dalle quali poter rientrare in gioco. Le relazioni con gli interlocutori daranno il loro esito che potrebbe anche essere non immediato.
4) Ripresentandosi la stessa occasione ci sarebbe qualche attivita’ da fare in piu’?
No rifaremo le stesse attivita’, le condizioni di partenza avrebbero scoraggiato molti a partecipare.
5) Ora cosa resta?
Il riscatto che risiede appunto  nel concentrarsi sulle (tante per fortuna) opportunita’ che l’azienda in cui lavoro dovra’ affrontare nei prossimi mesi, privilegiando quelle dove maggiori sono le possibilita’ di riuscita e cercando di creare e realizzare nuove idee, attivita’ che aumentino le possibilita’ di vittoria.
Lo spunto dei pensieri del riscatto non nego che sia stato ispirato dal mondo del tennis e dal straordinario campione che ne e’ l’icona: Roger Federer. Rientrato quest’anno (a 36 anni) dopo un infortunio ed un periodo buio (fuori dalla TOP 10) con un solo obiettivo: diventare nuovamente il numero 1 al mondo. Oggi e’ al numero 2 e puoi farlo.
Come ha fatto?
1) Concentrandosi su obiettivi dove maggiori sono le possibilita’ di vittoria
Federer ha scelto di fare solo tornei sul veloce dove e’ sempre stato il piu’ competitivo evitando in modo “scientifico” la terra battuta dove e’ molto meno competitivo.
2) Studiando nuovi colpi per contrastare meglio il suo avversario piu’ temibile
Federer ha modificato il suo rovescio per permettergli di contrastare meglio i colpi del suo avversario piu’ temibile (Raphael Nadal) che anche nei momenti migliori lo batteva spesso.
La classe di Roger e’ inarrivabile ma trovare ispirazione nel suo riscatto penso si possa fare! 

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