Due settimane fa sono stato invitato ad un convegno organizzato dal network SIIID (Sharing information ideas and innovation for development) di cui faccio parte, molto interessante dal titolo:
Le risorse umane sono ancora la chiave per l’innovazione?
Durante la presentazione del convegno però i relatori presenti hanno fatto cancellare la parola “risorse umane” per sostituirla con “persone” dando in questo modo una connotazione molto più forte al fattore umano.
Mi chiedevo però se professionalmente mi sento di più una persona od una risorsa?
Risorsa perché?
1. In azienda i dipendenti sono delle risorse che dal punto di vista produttivo contribuiscono ai processi come in modo diverso lo fanno le materie prime, piuttosto che le attrezzature di trasformazione.
2. Risorse nel senso di entità di contenuto, che però bisogna riuscire ad utilizzare nel modo più appropriato per aumentarne l’efficacia.
3. Risorse che sono anche limitate e quindi possono terminare o perché utilizzate male o perché “sprecate”. Possono allo stesso tempo essere acquisite ad un determinato prezzo, determinato dalla scarsità della risorsa stessa.
Persona perché?
1. Prima di essere operaio, impiegato, manager si è uomo (o donna), con caratteristiche e tratti unici ed irripetibili.
2. Persona come entità di relazione con altre persone, che tanto più in sintonia con obiettivi e target aziendali tanto meglio riesce ad interagire per il loro raggiungimento.
3. Persona che ha chiavi di lettura psicologiche dettate dal vissuto esperienziale piuttosto che dal contesto reale in cui si trova ad operare.
Se pensiamo in modo “digitale” propenderemo più per la risorsa, un approccio analogico invece ci riporterà a considerare più importante il concetto di persona. Viviamo certamente in un mondo che sta diventando sempre più digitale, dove però i comportamenti analogici sono alla base delle decisioni e scandiscono il ritmo dei processi digitali. Propendo quindi a pensare che le risorse siano necessarie mentre le persone sono sicuramente indispensabili.