Per tutti gli amanti del calcio ieri non è stato un giorno come gli altri. Sono iniziati ufficialmente i mondiali di calcio Russia 2018. Il presidente russo Putin e 20 capi di stato hanno assistito alla partita inaugurale fra Russia ed Arabia Saudita e per l’inaugurazione del mondiale. Per la terza volta volta e dopo 60 anni, l’Italia non vi parteciperà. Una perdita economica stimata da alcuni esperti di 100 milioni di Euro. Non ce l’abbiamo fatta, senza addentrarci troppo nel tema sportivo, la sensazione chiara è quella di chi non è riuscito a fare qualcosa dove invece altri sono riusciti e si ritrova spettatore involontario ed un po’ invidioso. Sensazioni analoghe a quelle che provavamo all’Università, quando un esame non andava come avremmo voluto mentre magari un nostro compagno festeggiava il voto sul libretto, piuttosto che oggi in azienda quando ad una fiera scopriamo un innovativo prodotto della concorrenza od un importante cliente, che abbiamo corteggiato per molto tempo, dialogare con il direttore commerciale dell’azienda dalla quale non avremmo mai voluto andasse a comperare.
Quali sensazioni vive chi non ce la fa:
– Triste e sconsolato, per aver ha dedicato tempo ed energie ad un risultato che non è arrivato.
– Invidioso, nel guardare gli altri che fanno qualcosa che avremmo voluto fare noi.
– Arrabbiato, per la consapevolezza di aver perso un’opportunità di visibilità, di business, di crescita.
Fatti propri questi sentimenti (che guardando IRAN-MAROCCO credetemi si acuiscono ancor di più) sono fermamente convinto che proprio in questi momenti si possano trovare spunti interessanti per agire invece che osservare passivamente gli altri:
– Per osservare da vicino chi ce l’ha fatta, cercando di comprendere bene i punti di forza: il talento (in azienda l’innovatore, nel calcio il Brasile), l’organizzazione nell’esecuzione (in azienda le politiche di marketing coordinate – nel calcio la Spagna), la pianificazione pragmatica (in azienda i processi produttivi solidi – nel calcio la Germania), cercando di capire quali sono replicabili nel nostro contesto esso sia l’azienda o la nostra nazionale di Calcio.
– Per accumulare energie fisiche e nervose, che possano permettere di profondere uno sforzo maggiore in termini quantitativi ma anche indirizzato in modo migliore rispetto a quello che non ci ha permesso di raggiungere il risultato desiderato.
– Per mettere in discussione il nostro operato e le nostre idee. Solo a bocce ferme e quando i riflettori non sono puntati sulle nostre azioni si possono attuare cambiamenti sostanziali non tanto di noi stessi (a meno che il nostro titolare non ci voglia licenziare… che è sempre possibile) ma nei nostri comportamenti e nelle nostre azioni.
Per finire ci sarebbe anche un’altra reazione che è quella del rifiuto del confronto: non guardo i mondiali così come non guardo i miei competitor perché non mi interessa quello che fanno gli altri!
Aldilà delle passioni per uno sport, piuttosto che per una professione o per un prodotto ritengo che guardare cosa fanno i più bravi sia sempre sinonimo di intelligenza, soprattutto se loro ce l’hanno fatta e noi no!