Scusa ho sbagliato

Leggevo questa settimana un post dell’amico Alessandro Zaltron che commentava come oggi l’espandersi delle teorie basate su pillole motivazionali spinga a ricusare la parola “scusa” dal nostro vocabolario, che andrebbe per alcuni saggi “motivatori”  bandita dal linguaggio in quanto indice di insicurezza e potenzialmente minatoria del nostro valore come uomini o come professionisti.
Piu’ volte ho avuto modo di assistere a lezioni o ad incontri sulla gestione delle leadership in cui effettivamente il relatore in virtu’ di un sensibile miglioramento  della nostra autorita’ e del potere soprattutto nella gestione di un team di collaboratori insisteva che il capo non dovrebbe mai chiedere scusa, ma dovrebbe al massimo evitare l’argomento e ricondurlo a situazioni dove non e’ necessario proferire la parola dannata.  Premettendo che inizialmente obiettavo in modo molto deciso a queste ragioni, successivamente piu’ per una questione di quieto vivere ho sempre lasciato il mentore dettare le sue ragioni, ma trovandomi sempre piu’ in dissenso verso questo modo di ragionare.
Ma perche’ non si dovrebbe chiedere scusa, e perche’ soprattutto non dovrebbe farlo il capo?
Qui sotto un piccolo elenco delle ragioni che ho sentito in questi anni per non chiedere scusa:
          Chiedere scusa significa ammettere la propria fallibilita’, un pretesto per chi deve seguire le nostre indicazioni di mettere in dubbio la nostra autorita’ e magari sindacare sul nostro operato.
(Se si sbaglia la valutazione di una richiesta di un cliente sottovalutandola e la si trasferisce ai collaboratori, se l’opportunita’ si perde e successivamente si rivela importante la colpa e’ dei collaboratori che non l’ha approfondita a dovere, altrimenti potrebbe pensare che le nostre valutazioni non sono sempre corrette)
          Chiedere scusa vuol dire fare un passo indietro, che spesso significa anche riconsiderare quello che si e’ gia’ fatto o deciso cambiando la nostra posizione o le nostre conclusioni, segno di debolezza ed insicurezza.
(Quando si da un ordine ad esempio di seguire un particolare mercato anche se questo non porta a nulla si deve andare fino in fondo altrimenti i collaboratori potrebbero pensare che si puo’ sempre tornare indietro e non eseguire in modo deciso e preciso l’analisi di quel mercato)
          Porre le nostre scuse significa dare una possibilita’ di giustificare comportamenti non corretti e di dare alibi per il non raggiungimento dei risultati
(Se mi scuso di non aver dato gli strumenti commerciali giusti, questo potrebbe diventare l’alibi per il non raggiungimento del budget).
Ho chiesto scusa molte volte e lo faro’ sempre perche’:
          Chiedere scusa non e’ una forma di debolezza, ma e’ l’occasione di dimostrare proprio la fallibilita’, che e’ insita nell’essere umano, ma se manifesta puo’ essere corretta, migliorata e portare ad un contributo attivo di tutti i collaboratori (in azienda 1+1 fa molto piu’ di 2).
          Chiedere scusa alcune volte consente di resettare un rapporto, una relazione, un processo cancellandolo e ripensandolo completamente senza pregiudizi.
          L’autorevolezza si conquista con la trasparenza e senza bisogno di nascondere le debolezze, se si e’ in gamba lo decidono i risultati e le persone con cui lavoriamo.
Non andremo mai a genio a tutti e ci saranno sempre quelli che useranno alibi e giustificazioni per mettere in dubbio le nostre azioni e le nostre decisioni, ma penso alla base di un rapporto onesto e sincero soprattutto con i collaboratori vi sia la capacita’ di chiedere scusa e di fare un passo indietro un valore per essere vere figure di riferimento che devono tracciare il cammino e lo stile aziendale.

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