Ho preso coscienza di quello che stavo dicendo proprio nel momento in cui lo dicevo:
“Tanto non serve a nulla.”
Un collega mi stava riportando un’attività che aveva appena effettuato con un cliente, quando più per spezzare la conversazione che per obiettare quanto stavo ascoltando ho interrotto in questo modo la conversazione.
Quante volte ho subito od ho utilizzato questo intercalare a chiudere la conversazione e contemporaneamente ad inibire i canali ogni canale di ascolto.
-“Perché non provi a suggerire al cliente un prodotto alternativo a quello che non abbiamo nelle quantità desiderate?”
“Tanto non serve a nulla, lui vuole quello e basta”
-“Perché non provi a capire i motivi per cui ha scelto la concorrenza invece che noi?
“Tanto non serve a nulla, ha già deciso e non cambierà idea”
-“Perché non provi a fissare un ulteriore incontro per spiegare meglio la nostra offerta?
“Tanto non serve a nulla, non mi darà mai l’appuntamento.”
Risposta potente, che spesso però cela altri sentimenti come:
– Frustrazione per aver perso un’opportunità.
– Pigrizia nel voler comunque approfondire le ragioni di una scelta.
– Pessimismo nel non considerare che ci potrebbe essere ancora qualche spiraglio nel ribaltare una situazione.
Con gli anni ho imparato ad essere molto scettico nei confronti di questa frase ed utilizzarla come punto di partenza per l’autonalisi o la riflessione, per cui quando la dico o la ascolto, cerco sempre di pormi queste semplici domande:
1) Si afferma questo perché non ci sono più veramente possibilità o perché non si crede più nella possibilità che qualcosa cambi? (un cliente ad esempio riconsideri la nostra offerta). Nel caso qualcuno non ci credesse più, cosa è successo? Possiamo realmente NON fare nulla per cambiare la sorte?
2) Siamo sicuri di non arrivare a questa posizione fondamentalmente per pigrizia? Perché stanchi di perseguire un obiettivo senza risultati? Anche se non si ha la certezza di poter raggiungere la propria meta ci si arrende per dirottare sforzi ed energie altrove.
3) Siamo certi, se siamo noi a pronunciare la mitica frase, che non valga veramente la pena provare quello che ci sta proponendo il nostro interlocutore? Il suo punto di vista potrebbe contenere elementi che per presunzione od eccesso di confidenza abbiamo realmente sottovalutato.
Effettivamente ci sono molte attività che non servono a nulla, ma ho sempre preferito l’azione all’inerzia, anche perché consapevole che spesso la discriminante non è l’azione in sé, ma il suo collocamento spazio-temporale e quello che tante altre volte non è servito a nulla potrebbe rivelarsi efficace come non mai.