Come spesso accade anche questa settimana lo stimolo del mio scritto arriva dal mondo del calcio che per un appassionato come me e’ svago, ma molto spesso anche stimolo di riflessione per la mia professione. La notizia arriva domenica scorsa ed e’ la decisione della Juventus di interrompere di fatto la propria collaborazione con il proprio amministratore delegato Giuseppe Marotta.
Lo stesso dirigente che pochi mesi prima aveva ricevuto il riconoscimento come miglior manager calcistico europeo. AD e managing director della Juventus dal 2011 che dopo un primo passaggio a vuoto il primo anno (7 posto) ha saputo costruire una squadra che ha vinto 7 scudetti consecutivi, 4 coppe italia, 3 supercoppe italiane ed arrivare per ben 2 volte in finale nella piu’ prestigiosa manifestazione europa (la champions league). Amministratore delegato di una societa’ che ha avuto una crescita del fatturato dai 150 milioni del 2011 agli oltre 500 del 2017 e 2018.
Premettendo che il manager guadagnava molto (oltre 2,5 milioni lordi l’anno) e che sicuramente anche se 61-enne non tardera’ a riaccasarsi in qualche altro club desideroso di fruire dei suoi servizi, molti hanno trovato la scelta della proprieta’ (rappresentata dal presidente Andrea Agnelli) molto audace ed alcuni l’hanno criticata aspramemente. Personalmente la ritengo non solo una scelta legittima ma anche giusta per una serie molto semplice di motivi:
1) Per quanto importante possa essere un manager, se negli anni la societa’ ha saputo costruire un team ed una struttura efficiente, la singola persona e’ molto meno determinante di quello che si possa pensare. (Nel caso della Juventus sembra che il “colpo del secolo” non solo non sia stato guidato dall’AD ma da un suo collaboratore)
2) Normale che dopo 8 anni di intense relazioni anche un rapporto molto solido possa iniziare ad usurarsi e per il bene di tutti e’ spesso meglio separarsi quando le cose vanno bene, piuttosto che attendere che peggiorino. (Se l’amministratore delegato ed il Presidente cominciano ad avere visioni diverse non si va molto lontano)
3) Il manager lavora per i propri azionisti che potrebbero avere strategie non note al manager e quindi alcuni comportamenti poco chiari potrebbero invece essere spiegati molto facilmente. (L’azienda in un’ottica di ringiovanimento e di contenimento costi potrebbe aver optato per manager piu’ giovani e meno costosi).
4) Il manager e’ assunto, pagato, mantenuto o cambiato dalla societa’ che e’ proprieta’ degli azionisti che alla fine possono fare cio’ che vogliono.
5) Un bravo manager puo’ aggiungere valore ad una societa’ e migliorarne i fondamentali e le prestazioni, ma rarissime volte ho visto un manager che uscito da una societa’ in cui ha lavorato molto bene ne ha depauperato il valore. Quindi se si pensa di potersi affidare ad un manager migliore non bisogna temere il cambiamento.
In questa ottica, la lezione molto semplice e’ ogni manager dev’essere pronto al cambiamento, anche se le cose vanno molto bene, come?
Semplicemente cercando di fare sempre meglio, perche’ solo cosi’ diminuiscono le possibilita’ di trovare qualcuno di migliore ed aumentano invece le possibilita’ di poter essere stimati ed apprezzati dentro l’azienda, ma anche dal mercato.