Qualche tempo fa per tutti i live erano le registrazioni dei concerti dal “vivo”, molto apprezzati proprio perché particolari ed unici, alcune volte rara occasione per vedere i propri paladini cimentarsi nell’arte canora e poi diventare cimeli in vinile, memoria della prestazione, di quel gruppo in quel luogo ed in quella data.
Oggi ci troviamo di fronte ad una invasione di “live”, come:
– La scritta in alto a destra sulla partita per distinguere quelle in diretta da quelle registrate (una volta non serviva… le poche che c’erano lo sapevano tutti se erano in diretta).
– Go “live” di un progetto, per definirne la partenza o l’inizio. (il lancio di uno software di una nuova procedura)
– Il “live” come “presa diretta” di mille video che abbiamo la possibilità non solo di vedere ma anche noi stessi di registrare e portare in diretta.
– Il “live” di X-Factor
Non è che sia cambiato il significato, ma semplicemente oggi ci moltissime situazioni in cui si può e viene evidenziata la possibilità di vedere od interagire con qualcosa che sta accadendo in tempo reale.
Ma dove nasce questo bisogno di “live”:
– Sono situazioni (molto spesso) vere e quindi non si conoscono anticipatamente gli accadimenti che vi saranno
– Possono prevedere un’interazione non solo emotiva (come nella partita) ma anche interattiva (come i messaggi durante i video in diretta)
– Non sono qualcosa di già visto.
– Basta un telefonino ed ognuno di noi può creare il suo live
Questo concetto “live” che vediamo proliferare in ogni forma alla tv, sul web e sui social, ha anche una contaminazione aziendale dove ritengo vi sia la necessità che sia comportamenti, così come i processi abbiano una connotazione “live”, non perchè improvvisati ma perchè:
– Confrontandosi con mercati dove le situazioni economiche mutano in continuazione (si pensi solo ai dazi od ai regolamenti sulle limitazioni ambientali)
– Confrontandosi con tecnologie che hanno stravolto radicalmente il nostro modo di lavorare (oggi scrivo su word, pubblico su wordpress e tutti possono leggere quello che scrivo… 20 anni fa avrei usato una olivetti 82 e solo gridando con un megafono in una piazza, avrei avuto la possibilità della stessa platea di ascolto)
– Confrontandosi con persone che in questo contesto evolvono e cambiano altrettanto velocemente.
Bisogna essere pronti a cambiare pelle in continuazione ed a creare sempre qualcosa di nuovo, che non significa essere destrutturati, ma avere la forza di sedimentare in continuazione processi sempre più efficaci, con la consapevolezza però che anche il processo che si crea oggi potrebbe essere vecchio tra una settimana.
“Live” come esigenza di un contesto complesso dove solo strumenti e persone “reattive” possono tentare di sopravvivere.
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“live”
- 23 Marzo 2019
- Alessandro Fabris
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