Non abbastanza…

Lo spunto nasce da un episodio sportivo, che trova applicazione concreta nella vita aziendale. Massimiliani Allegri allenatore della Juventus negli ultimi 5 anni, 5 scudetti, 4 coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana e due finali di Champions League, pur avendo ancora un altro anno di contratto è stato, anche se in modo estremamente elegante e con riconoscenza “scaricato” dalla dirigenza juventina, che non lo ha ritenuto più in grado di perseguire gli obiettivi sportivi che la società (o forse meglio l’azienda)  intende perseguire il prossimo anno. L’azienda che fattura oltre i 500 milioni di euro l’anno, ha ritenuto il mister “non abbastanza…” , bravo, vincente, competente per allenare la prossima stagione Cristiano Ronaldo e compagni.

Premesso che un ciclo quinquennale in aziende molto dinamiche alla ricerca sempre del massimo obiettivo è un ciclo abbastanza lungo ed in alcune economie come quella americana la permanenza media di un lavoratore nella stessa azienda è 4,2 anni (Statistica US Labour Office) la notizia ha destato molto scalpore.

La cosa che però vorrei sottolineare è il  fatto, che il presidente dell’azienda (Juventus) ha lodato l’allenatore per i suoi risultati, per il rapporto di fiducia, ma mettendo davanti (giustamente) gli obiettivi aziendali ha dovuto riconoscere, pur senza dirlo, che tutto questo non bastava più, in sostanza  “non era abbastanza… “

Quante volte capita a tutti i noi in azienda, pensare di aver fatto il nostro massimo, di aver ottenuto risultati brillanti, ma invece veniamo, ripresi, redarguiti, talvolta anche allontanati, non perché tutto quello che si è fatto sia stato negativo, ma “non è abbastanza…” per il contesto in cui ci troviamo.

La metafora aziendale è amara e reale, qualcosa della quale è sempre bene averne la consapevolezza per vari aspetti:

  • Bisogna sempre conoscere bene le aspettative che gli altri nutrono nei nostri confronti, non solamente quello che pensa il nostro datore di lavoro, ma anche le aspettative dei colleghi, dei propri collaboratori, del capo. Un “non è abbastanza…” non necessariamente porta ad un licenziamento, ma può portare a mancanza di stima, a mancanza di crescita, a mancanza di fiducia che possono condizionare pesantemente il nostro stare in azienda.
  • Spesso ognuno è consapevole dei campi o degli ambiti in cui “non si è abbastanza…”, aspetti sui quali si può migliorare facendosi supportare con processi e/o supporti, che potrebbero migliorare sensibilmente la nostra posizione.
  • Il “non è abbastanza…” è sovente riferito a contesti ben specifici, quindi come Allegri potrebbe essere il migliore allenatore per le 17 squadre di serie A, esclusa la Juventus, noi potremo essere i collaboratori perfetti per tantissime aziende o all’interno della stessa azienda per tantissimi ruoli. Al contrario potrebbe accadere che “non siamo abbastanza…” proprio per quello a cui siamo chiamati in uno specifico momento, in una determinata azienda, in una precisa posizione. Un nostro riposizionamento, non necessariamente radicale, potrebbe risolvere molti problemi ed evitare stress inutili o sorprese sgradite.

Un giudizio di questo tipo sebbene amaro e non piacevole, rimane pur sempre un giudizio che anche se basato su fatti oggettivi, rimane soggettivo, quindi non un giudizio sulla persona, ma sulle prestazione o le attitudini, riferite ad un contesto. Allegri per Agnelli “non è abbastanza…” perché non ha vinto la Champions League non perché non sia un allenatore bravo. Tale opinione comunque non è assoluta (Allegri potrebbe sempre dimostrare il contrario vincendo la Champions con un’altra squadra) e soprattutto come ogni opinione è opinabile (un’altra squadra potrebbe assumerlo proprio per vincere la Champions), e per tutto questo penso sia un elemento di stimolo e crescita così come nel calcio anche nella vita aziendale.

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