Mi ha incuriosito nelle scorse settimane un articolo del sole 24 ore che paragonava le caratteristiche del manager del futuro a quelle di un nostro illustre antenato, di cui abbiamo celebrato lo scorso anno i 500 anni della morte. Probabilmente una delle menti più creative e poliedriche mai esistite, scienziato, ingegnere, scultore, pittore … che di nome fa Leonardo e di cognome da Vinci. (Nato a Vinci nel 1452 e morto ad Amboise in Francia nel 1519).
L’aggettivo utilizzato per descrivere le doti del manager del futuro è: Eclettico. Aggettivo che ben incarna le caratteristiche del genio toscano, che negli anni ha dedicato tempo ed energie quanto alla progettazione di complesse ed allo stesso tenebrose macchine da guerra quanto alla pittura intrigante del profilo della Gioconda. L’articolo sviluppa la propria tesi contestando come gli individui privi di ecletticità, anche se eccellenti in una disciplina specifica non sono sempre aperti mentalmente ed in un mondo che cambia ogni secondo, questo potrebbe diventare un grosso limite.
Personalmente ho subito spesso critiche sia durante il percorso scolastico, sia in ambito professionale per essere alcune volte troppo “eclettico” e quasi mai veramente eccellente in un singolo ambito. Non posso negare che ho sempre preferito, e di gran lunga, la poliedricità alla specificità. Potete quindi capire la mia soddisfazione nel leggere l’articolo. Ho sempre ritenuto di gran lunga preferibile il saper interloquire (ed in alcuni casi anche ad un buon livello) in molti campi piuttosto che essere uno specialista in una materia.
Condivido le mie semplici ragioni:
- Oggi la specializzazione è molto spinta e quindi uno specialista non può eccellere in molte materie. Di fronte a relazioni e conversazioni fuori dell’ambito di competenza si trova spesso in difficoltà anche se i problemi o le richieste non sono complesse. In sintesi, ritengo che di fronte ad un problema non sia importante avere sempre una risposta, ma sia fondamentale sapere dove o da chi cercare la risposta.
- Caratterialmente ho sempre trovato noioso limitare le azioni e gli interessi nel tempo ad un singolo campo o ad attività altamente ripetitive e poco varie. Dopo qualche tempo, mi sono sempre trovato a cercare nuovi stimoli e nuovi orizzonti per ampliare le mie conoscenze. Non so spiegare bene il perché ma sono fatto così.
- La parte più interessante della vita sono le relazioni e quanto si può imparare curiosando fra mille specificità e campi di interesse, perché limitare il piacere informativo e relazionale ad un cerchio più ristretto di nozioni e di persone quando ve ne possono essere altre altrettanto stimolanti?
In un mondo molto articolato e complesso dove le informazioni sono esplose numericamente (e troppo spesso non qualitativamente) ritengo che ecletticismo sia sempre più importante come qualità per poter selezionare ciò che può essere importante da quello che invece è inutile.
Nel eclettismo i fallimenti potrebbero essere più frequenti, ma forti dell’esperienza del genio fiorentino di Leonardo, ben vengano se diventano un modo di cambiare e migliorare le nostre idee ed i nostri comportamenti.