Nelle scorse settimane ho affrontato una conversazione molto interessante su quale fosse il metro di misura di soddisfazione per un’azienda e per un dipendente lavorarci. Per l’azienda: Il fatturato? La quota di mercato? La visibilità del marchio?
Per un dipendente: Lo stipendio? Il prestigio? La dimensione?
Dopo una lunga discussione abbiamo riscontrato che spesso si qualifica con l’aggettivo “di successo” quelle che si ritengono le migliori aziende ed i migliori manager. Ma quali sono i parametri per definire di successo imprese e uomini?
Quando si pensa ad aziende di successo si associano ad esse i nomi altisonanti delle multinazionali che fatturano miliardi di dollari ed i loro manager con compensi a sei zeri e jet privato sempre pronto al decollo.
Non nego che chi rientra nelle due classificazioni di cui sopra si possa a buon titolo definire “di successo”, ma ritengo estremamente riduttiva la definizione.
Aziende e persone si trovano spesso per cause non direttamente imputabili alle loro qualità a competere in mercati che non necessariamente sono miliardari, così come le dimensioni ed i contesti sociali e culturali di tutte le imprese possono generare stipendi milionari. Dobbiamo necessariamente allargare la definizione “di successo”.
Prendiamo il nostro nord-est, dove si possono individuare decine e decine di aziende eccellenti guidate da imprenditori e collaboratori “illuminati”, “di successo” non tanto per la misura del loro conto corrente o le dimensioni dell’automobile che guidano (magari eccezion fatta per qualche imprenditore), ma per la dedizione e la competenza che ogni giorno profondono nel loro lavoro, tanto nei dipendenti quanto nei proprietari.
Personalmente poi ritengo che non sia giusto associare la definizione “di successo” ai soli manager, non e’ infatti necessario essere collocati ai livelli gerarchici maggiori per essere un professionista nel proprio lavoro, la misura non e’ lo stipendio o l’inquadramento, ma le qualità e la dedizione.
Quali sono le discriminanti per le persone “di successo”:
a) la capacita’ di svolgere efficientemente ed efficacemente le proprie funzioni, anticipando le soluzioni alle problematiche che inevitabilmente tutti i giorni costellano le giornate lavorative. (Faccio bene il mio lavoro e nessuno come me riesce a risolvere quel problema)
b) la soddisfazione nel fare le cose anche piu’ semplici e di collaborare al risultato finale con i propri colleghi, dall’ultimo magazziniere al primo venditore. (la mia piccola nota assieme a quelle dei mie colleghi può generare una sinfonia)
c) la consapevolezza che l’unicità di ogni persona, con pregi e difetti può e deve diventare contributo unico per l’azienda. (Questa cosa solo io posso farla cosi’)
La ricetta dell’azienda di successo e’ di individuare la magica formula per comporre assieme le risorse (umane e meccaniche) che compongono la propria squadra per disegnare il progetto aziendale.
Successo garantito? No assolutamente no, ma una buona base di partenza. Se poi pensiamo che il Leicester di Claudio Ranieri ha vinto la Premiership in Inghilterra con un valore della rosa pari ad un decimo di quello del Manchester City, capiamo anche che alcune volte il successo anche monetario non spetta sempre ai più grandi e ricchi!