Giovedì scorso scrivevo da una camera d’albergo in Belgio e poche ore prima ero atterrato con una collega a Bruxelles nel suo aeroporto principale di Zaventem. Non avrei mai immaginato che proprio lì pochi giorni dopo avremo assistito all’ennesimo barbaro atto terroristico.
Un caro ex-collega sempre lunedì aveva programmato un viaggio negli Stati Uniti, partiva da Venezia ed avrebbe fatto scalo a Bruxelles, all’aeroporto Marco Polo di Venezia hanno avuto un guasto ai computer e dovendo effettuare tutte le operazioni manualmente hanno ritardato le operazioni di imbarco, l’areo è partito più tardi e mentre erano in volo sono stati avvisati di dover effettuare un atterraggio di emergenza a Liegi causa un incidente occorso all’aeroporto di Bruxelles…
Il mormone 19enne Mason Wells ferito nell’attentato a Bruxelles era a Parigi durante gli attacchi dello scorso novembre e pure era presente nella zona dell’arrivo della maratona di Boston nel 2013 quando un altro attacco causò 3 morti.
Storie diverse, più o meno vicine, ma sempre con la fortuna di poter essere raccontate dai diretti interessati. Per chi viaggia frequentemente non dico che sia più facile capire, ma passato il contraccolpo della prima ora resta una consapevolezza di precarietà e fastidio dettata da quella prossimità, da quel essere comunque non essere stato così lontano … che non riesci a toglierti di dosso.
Non voglio fare commenti sui fatti o speculare su false sentenze e facili moralismi, ne ho lette troppe in questi giorni!
Il rispetto dei morti e dei loro cari, talmente forte da portare anche parzialmente in secondo piano l’altra enorme tragedia che ha colpito sempre in settimana le 7 famiglie italiane, che in Spagna hanno vissuto il dramma della perdita dei loro figli nel pieno delle loro energie e della loro vita mi spingono solo a riflettere, consapevole della mancanza di risposte.
Dopo tanti blog scritti su argomenti lavorativi, oggi la mia dimensione umana non mi consente di andare oltre.
Comunque a tutti buona Pasqua!