Probabilmente vent’anni fa facendo riferimento ad ambiente di lavoro il pensiero correva all’ufficio, alla scrivania, alle sedie, alla sala riunioni, alla reception dell’azienda, alla sala mostra a luoghi che in qualche modo caratterizzavano l’ambiente fisico di molte aziende. Negli ultimi anni il significato si è spostato molto anche su temi che riguardavano le interazioni e relazioni fra colleghi, piuttosto che la qualità ambientale degli edifici e degli stabilimenti. Sono sicuro che però i più attenti avranno notato, come il termine “ambiente di lavoro”, oggi si stia utilizzando sempre di più nella piattaforma di interazione maggiormente utilizzata al mondo: la piattaforma digitale.
Facebook ha presentato da poco il proprio “workplace”, ovvero uno spazio non più per i like ed i selfie personali, ma una piattaforma ad utilizzo delle aziende dove con le stesse logiche che si usano per interagire con amici e vecchi compagni di merende, il gigante americano ha deciso di investire come spazio di business e di sviluppo per le aziende.
Facebook è un esempio, ma vi sono tantissimi altri esempi digitali (software o piattaforme) che hanno come obiettivo un miglioramento del “workplace” digitale, attraverso strumenti che permettano di:
– scambiare informazioni fra gruppi omogenei
– solidificare processi ripetitivi in algoritmi codificati senza improvvisazioni e dimenticanze
-creare strumenti di gestione di nuove attività o progetti che nascono tutti i giorni in tutte le aziende.
La crescita economica della società moderna che ha raddoppiato il proprio prodotto interno lordo (GDP) negli ultimi vent’anni non ha portato con se non solo la crescita delle aziende e del numero di beni scambiati. Si sono moltiplicate: attività, informazioni, compiti, relazioni. Negli ambienti fisici, queste attività erano limitate dalle leggi fisiche, mentre nel mondo digitale grazie alla crescita esponenziale delle capacità di calcolo dei processori oggi non hanno praticamente limiti di crescita.
Il limite sta (per fortuna) nell’uomo che deve utilizzarle e la sfida dei nuovi “workplace” diventa quella di mettere a disposizione delle risorse umane strumenti in grado di gestire enormi moli di dati, frutto di interazioni articolate e complesse. Questi strumenti devono essere precisi, in grado di mettere ordine, regole e limiti pur sfruttando appieno le potenzialità dei dati sui quali si basano.
Affascinante ma complesso. Mi permetto come riflessione personale di sottolineare due aspetti che in ogni ambiente di lavoro, vent’anni fa come oggi non smettono di essere determinanti:
- La semplicità. Che sia un oggetto piuttosto che un software una cosa semplice viene usata, una cosa complicata anche se risolve un problema rischia di rimanere piena di polvere ieri, oggi un’icona inutilizzata del computer.
- Intelligente, come intuitiva, veloce ed in grado di risolvere un problema. Solo con queste caratteristiche un elemento nuovo del nostro ambiente lavorativo prenderà piede e sarà in grado di aiutarci a migliorare il nostro lavoro.
Personalmente ho qualche idea di dove su come sarà il nostro nuovo ambiente di lavoro, ma mi fermo nella riflessione, magari con l’idea di scriverne ancora in futuro, di una cosa sono abbastanza certo:
Dovrà essere semplice, intelligente, flessibile e dovrà cambiare in continuazione.