La soluzione creativa

Questa settimana lo spunto arriva pensando a quante volte ci troviamo nel quotidiano incedere delle nostre attività di fronte a problemi  a prima vista sembrano difficilmente risolvibili. Avviliti pensiamo: “Qui ci vorrebbe una soluzione creativa”. Sfortunatamente pero’ la soluzione non arriva e ci troviamo a gestire obiezioni, contrarieta’ e difficolta’, che invece potrebbero essere tranquillamente evitate con qualcosa di geniale. Altre volte, anche se purtoppo non frequentemente come ci augureremo, invece un consiglio di un collega, un’idea pazza o qualcosa di  inaspettato ci porta a risolvere tutti i nostri problemi.
Oggi appunto vorrei riflettere “sulle soluzioni creative” per capire se ci sono comportamenti, atteggiamenti, modi che ne possano favorire in qualche modo la genesi.
1)      Le soluzioni creative possono essere complicate o molto semplici. Le prime vanno solitamente costruite con pazienza, con ragionamenti sofisticati e soprattutto necessitano di un controllo completo dei processi, appunto perche’ complicate anche un piccolo errore puo’ comprometterne il risultato. Quelle invece molto semplici, sono talmente basiche e banali che spesso non vengono colte in prima analisi.
Un cliente che non accetta una nostra variazione di prezzo dettata da fattori logistici, magari e’ disposto a pagare un supplemento di trasporto decrescente con il variare dell’ordine.
2)      Le soluzioni creative necessitano di una visione dall’alto (vedi la “helicopter view” gia’ analizzata in un precedente blog). Un confronto con persone che sono in grado di analizzare il problema nella sua interezza puo’ risultare illuminante e determinante. Lo stesso problema potrebbe ad esempio gia’ essere stato risolto dal nostro responsabile per un cliente in un altra nazione.
3)      La soluzione creativa non puo’ stravolgere il senso ed il contesto di dove operiamo, ma deve inserirsi in questi ambiti utilizzando paradigmi nuovi, magari per il problema in oggetto ma gia’ utilizzati in altre situazioni. Una campionatura troppo costosa per un cliente finale, potrebbe essere sostituita dall’utilizzo personale dei nostri campioni personali o da un conto visione.
4)      Il nostro business, la nostra azienda, i nostri clienti rappresentano il nostro mondo, ma non possiamo dimenticare che esiste un mercato globale, dove ci sono aziende piu’ grandi, mercati piu’ complessi, clienti piu’ esigenti. Sempre interessante ed utile e’ cercare di trovare parallelismi con contesti di riferimento piu’ complessi, dove forse i nostri problemi sono gia’ stati affrontati e risolti.  Se analizziamo il settore dell’automotive per la complessita’ di produzione e quello del food per la logistica troviamo molte risposte per questi ambiti.
Una componente che molto frequentemente non si analizza in modo approfondito e’ quella psicologica. Dietro al problema, c’e’ un disagio, che spesso e’ soggettivo e non sempre rappresentato dall’interlocutore che lo manifesta (un esempio e’ l’ufficio acquisti che agisce su sollecito di altre entita’ aziendali).

La soluzione quindi deve rispondere si’ nel merito, ma anche consapevole di chi sara’ il destinatario finale, della nostra proposta, presa di posizione o decisione, senza dimenticare che non basta la creativita’, ma serve assolutamente anche l’efficacia.

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