Oggi mio figlio che frequenta la prima elementare ha ricevuto la prima pagella, ho ripensato cosi’ a tutte le volte che ho ricevuto un voto, un giudizio, alle volte in cui a scuola come nel lavoro sono stato promosso ed anche alle volte nelle quali invece il lavoro che avevo presentato e’ stato ritenuto non adeguato o insufficiente da chi avevo di fronte.
Nella vita, prima a scuola ed oggi al lavoro, tutti siamo misurati sia per i risultati che otteniamo, ma anche per il modo in cui lo facciamo o per come lo percepiscono gli altri. Ci troviamo a confrontarci con persone che ci conoscono bene e magari valutano il nostro operato anche e non solo per quello che vedono, ma anche con perfetti sconosciuti che ignorano il nostro percorso professionale, la nostra storia e le nostre fatiche e devono misurare magari in pochi minuti il lavoro di mesi. Inutile negare che quando il risultato e’ positivo tutto passa in secondo piano e non ci soffermiamo a commentare ne’ il giudizio e tanto meno il giudicante. I problemi e le recriminazioni invece si moltiplicano quando quello che ottieniamo non corrisponde alle nostre aspettative od ai nostri desideri.
Tutti ci auspichiamo che sia sempre il merito a guidare i giudizi, le progressioni di carriera piuttosto che le nostre aspirazioni personali, ma non sempre la corrispondenza e’ esatta e per questo motivo ritengo fondamentale avere chiari alcuni concetti:
1) Le regole del gioco
Nel momento in cui decidiamo di misurarci in qualsiasi ambito, bisogna avere ben chiare le regole “del gioco”, ovvero avere ben chiari quali sono i parametri sui quali cio’ che facciamo o presentiamo puo’ essere misurato. Se siamo assunti in un’azienda che ci chiede maggior fatturato, se portiamo maggior marginalita’ ma nessuna crescita di fatturato il nostro operato potrebbe essere giudicato non sufficiente.
2) Il giudice
Quando esistono dei parametri di misurazione non oggettivi, dobbiamo essere consapevoli dell’esistenza di un giudice, che dovra’ verificare la corrispondenza del nostro operato alle aspettative soggettive. Un giudice che puo’ interpretare in modo diametralmente opposto dal nostro il nostro lavoro. Se siamo assunti da un’azienda per curare i progetti di marketing ed aumentare il valore percepito del brand, se i nostri gusti estetici non collimano con quelli del nostro capo, avremo vita difficile….
3) Le nostre aspettative e le aspettative degli altri
Non sempre le aspettative personali collimano con le aspettative di chi valuta il nostro lavoro. Prima di iniziare un percorso od un progetto dobbiamo assicurarci che gli obiettivi degli attori in campo (noi e gli altri) siano coerenti altrimenti il rischio di rottura e’ altissimo. Se accettiamo un lavoro dove ad esempio pensiamo di poter svolgere le nostre mansioni viaggiando pochi giorni al mese ed invece il datore di lavoro si aspetta di vederci fuori sede tutte le settimane, anche se facessimo bene con il nostro metodo, rischieremo insoddisfazione perche’ chi ci paga penserebbe di poter fare ancora meglio vedendoci sempre fuori sede.
Per porre limitare questi pericoli ritengo che sia fondamentale collezionare dati oggettivi che diano significato e dimostrino il valore di quello che facciamo. Gli stessi dati spesso possono essere interpretati in modo diametralmente opposto e quindi importante che siano precisi, approfonditi e che contengano una lettura analitica degli eventi che gli hanno generati. Confrontare sempre come dicono gli anglosassoni “mele” con “mele” e non aver paura di presentare anche dati non positivi, per i quali va sempre proposta piuttosto che una giustificazione una soluzione o una proposta alternativa.
Una regola finale, per quanto importanti siano i giudizi degli altri penso che sia importante sviluppare un metro di giudizio personale, che non sia accondiscendenza per i non successi, ma consapevolezza di limite, per sviluppare comunque una continua ricerca di miglioramento, non per i giudizi altrui, ma per soddisfazione personale!